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Web 3.0 La fine di internet per come lo conosciamo?

Web 3.0 La fine di internet per come lo conosciamo?

La storia di internet ha attraversato alcune fasi che hanno in parte segnato la storia dell’umanità, dell’innovazione tecnologica, e anche della nostra vita quotidiana. La sua prima versione consisteva in pochi e semplici contenuti che potevano essere consultati. Si trattava di informazioni abbastanza limitate, che servivano per lo più alle aziende o alle istituzioni per condividere dati basilari, nulla di più. La prima svolta avviene alla fine degli anni ’90 e inizi ’00, quando si diffondono i primi e-commerce, i blog, i servizi di messaggistica istantanea (le prime chat), e soprattutto i social network. Facebook, infatti, viene creato nel 2003, anche se dovranno passare alcuni anni prima della vera e propria esplosione.

Era nato il web 2.0, una realtà che permetteva agli utenti maggiore libertà d’azione, di connessione, di condivisione di contenuti. Si sono aperte infinite possibilità per chiunque fosse stato capace di sfruttare le risorse che la tecnologia metteva a disposizione. 

Al giorno d’oggi, queste attività sono integrate nella vita quotidiana di ogni utente che non intende rimanere letteralmente isolato dal resto del mondo. Possiamo avere accesso in poche ore ad una quantità di notizie che un centinaio di anni fa l’uomo poteva ricevere in circa un mese. Ogni minuto vengono effettuate quasi 6 milioni di ricerche su Google, caricate quasi 70.000 foto su Instagram e spesi circa 250.000 dollari su Amazon. Bastano questi numeri per far capire la portata delle dinamiche che stiamo analizzando. 

Negli ultimi tempi la storia di internet si sta avvicinando alla sua seconda rivoluzione, la nascita di un web 3.0 in cui gli utenti possono interagire con i vari contenuti immersi in una realtà virtuale, universi basati sulle blockchain, la stessa piattaforma su cui si basa l’esistenza delle cryptovalute.

Esistono già dei metaversi, come ad esempio Decentraland, in cui gli utenti possono muoversi liberamente con un avatar, possedere dei beni digitali come case, oggetti (NFT), terreni su cui poter costruire, il tutto attraverso delle vere e proprie compravendite in Mana, la valuta digitale utilizzata all’interno di questo mondo.

Il successo delle Big Tech, fino a questo momento, si è basato sulla quantità immensa di dati che riescono a raccogliere sugli utenti. Tutto ciò, se l’avvento del web 3.0 dovesse prendere piede, potrebbe essere potenzialmente eliminato. I dati degli utenti sarebbero infatti sparsi omogeneamente su tutta la rete, e non concentrati su dei server centralizzati.

 

Gli spunti per approfondire un argomento del genere sono infiniti, attualmente però possiamo solo analizzare da attenti osservatori l’evoluzione di questa nuova realtà, che al momento è solo agli albori, ma che fra non molto potrebbe diventare una presenza costante nella nostra quotidianità.

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